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Anacleto Spazzapan: tecniche e stili
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Oggi il design si serve sempre più di tecnologie innovative come la creazione di modelli tridimensionali. Pensa che queste nuove metodologie riusciranno mai a sostituire la qualità dell'artigianato?
Si tratta anche di scelte personali che non valgono per tutti. Alcuni designer sceglieranno di affidarsi solo alla tecnologia, altri no. Nel mio lavoro ad esempio le tecnologie non hanno molta rilevanza.

Qual è la maggiore differenza tra lo stile italiano e quello indonesiano? Il design viene concepito allo stesso modo?
La differenza sostanziale è che il popolo indonesiano è condizionato dal clima del suo paese, quindi il popolo vive all’aperto, le case sono aperte e non vi è un vero lavoro di interior design. Gli indonesiani si rifanno molto alla natura, e questo si riflette anche sulla loro econimia che non è certamente ricca.  

Cosa arricchisce di più una casa: un oggetto di antiquariato o uno raffinato di design?
Io vengo dall’antiquariato, che rappresenta la storia. I mobili del passato hanno le caratteristiche della manualità, a differenza degli oggetti di design contemporanei, basati sulla tecnologia. Mischiare questi due mondi è una scelta del tutto personale, e rappresenta di certo una ricchezza stilistica.

Da dove trae ispirazione per la creazione dei suoi complementi d'arredo?
Da tutto ciò che mi circonda. A volte mi ispiro alle forme che incontro, altre a formule matematiche che mi guidano per ottenere più comodamente l’oggetto funzionale che ho in testa. Una sedia ad esempio deve presentare delle misure predefinite, essere comoda e morbida, e dunque bisogna partire dalle caratteristiche cruciali per poi passare al processo produttivo. Per me un oggetto di design deve essere in primis funzionale.

Ci parli dei suoi stili e tecniche.
Ogni volta che ho cambiato uno stile, e ad oggi sono giunto al n° 12, cercavo un oggetto ottimale, ovvero producibile nel minor tempo possibile e con meno sprechi possibili. Sono partito dalla tecnica che chiamo “merletto” per la sua trama, ma richiedeva troppo tempo e materiale. Ho dunque avviato uno studio per ottimizzare l’impiego del ferro e la sua durezza. La mia dodicesima tecnica è la più razionale e rapida, ma con un’estetica piacevole. Non credo che sarà l’ultima poiché provo sempre a migliorare il mio lavoro.

Ho iniziato lavorando con un industriale di Bologna che richiedeva solo oggetti particolari, non per forza economici. Erano infatti più opere d’arte che di design, ottenute saldando frammenti di ferro di 2cm. Successivamente ho assemblato mobili usando frammenti più lunghi che creavano delle trasparenze, da qui la serie i "trasparenti". Quando ho deciso di allungarli ulteriormente, è stato necessario aumentarne anche lo spessore da 3 a 5 mm: l’ho chiamata tecnica “Shanghai” perché gli elementi mi ricordavano quelli del famoso gioco. La quarta tecnica, quella “minimalista”, l’ho ottenuta invece con il ferro di 5 mm usato in maniera più ordinata, per riprodurre solo la parte essenziale di mobili e oggetti. La quinta tecnica ha messo al centro la lamiera, con strutture di ferro di 9 mm rivestite di lamiera. La sesta invece è stata un mix tra la struttura minimalista e l’aggiunta di tessuto, cuoio o anche plastica. L’ho poi evoluta nella tecnica numero sette con l’impiego del 9mm e non più il 5mm. Data la mia provenienza dall’antiquariato volevo anche riprodurre qualcosa di barocco: ho usato il tondino del 9mm per creare una linea più ricca di decori, rimovibili e di colori diversi dalla struttura. La nona tecnica, “stracciona”, impiega tessuti colorati intrecciati sul tondino di 9mm. Qui ho sviluppato due tecniche per la stoffa: una a zig zag e una più ordinata, prima sia verticale che orizzontale, poi prevalentemente verticale. Quest’ultima è la tecnica “Codice a barre”. Successivamente mi sono poi ispirato al Liberty, sempre con il 9mm, inserendo la tecnica tipica della frusta nelle curve degli oggetti, ad esempio tavoli che per ora sono ancora prototipati. L’ultimo mio esperimento riguarda invece l’alluminio, il tubolare 45x45, con cui ho creato vari prototipi di arredamento colorato e squadrato usando una tecnica che dipende solo da me e dal mio laboratorio, senza saldatori esterni.

PHOTO COURTESY: Guia Adelasco


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