Di primo impatto potrebbe essere la solita copia della famosa Casa Farnsworth progettata dall'architetto Mies van der Rohe: un quadrilatero fatto di acciaio e vetro, con l'interno senza pareti divisorie, tranne per la zona dove sono sistemati due bagni ed una cucina.
L'idea, che è dietro al progetto di Marta Brandão e Mário Rebelo Sousa, due architetti portoghesi, è un 'altra ed è legata da una parte alla cultura giapponese, dall'altra alla cultura dei nostri giorni che si basa su flessibilità, modularità, accessibilità. Il mix di tutte queste idee ha portato i due architetti a progettare la MIMA HOUSE, che il sito ArchDaily ha premiato come Building of the Year 2011.
La scatola esterna, perché di primo impatto sembra una scatola, è totalmente vetrata con infissi di 1,50 per 3,00, che possono essere sostituiti da pannelli di compensato delle stesse dimensioni da trasformarsi in pareti.
L'interno è una griglia modulare, con pannelli di legno di un metro e mezzo: il tutto libero, senza pareti, che alla fine comporrai tu, facendole scivolare a tuo piacimento lungo le guide della maglia del pavimento modulare.
I panelli sono intercambiabili e riprendono quell'idea della parete di riso nella casa giapponese, che al tatto sembra sottile ed impercettibile, ma c'è: e se il gioco della flessibilità, rischia di annoiare, la possibilità di avere entrambi i lati dei pannelli di diversa finitura o colore, e non bianco, renderà il tutto piacevole all'occhio oltre che divertente!