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Cosa significa per te l’interior design?

Penso all’interior design come all’opportunità di introdurre nella realtà situazioni oggettuali inedite. La differenza tra interior design e arte è che nell’arte sono prevalenti i contenuti metaforici, nell’interior design c’è la ricerca dell’apprezzamento del più vasto pubblico possibile, trasmettendo un messaggio sempre interpretabile in modo univoco. Oggi nel design c’è la tendenza a realizzare serie limitate o pezzi unici, anche grazie alle nuove tecniche produttive come la stampa tridimensionale che tende ad avvicinare l’interior design all’arte. L’arte-design, entro la quale collocherei anche i miei oggetti di design, condivide con l’arte una maggiore libertà rispetto all’obiettivo essenziale del design che si può sintetizzare come apprezzamento diffuso finalizzato all’acquisto a soddisfacimento di un bisogno.

Descriviti in tre aggettivi che la rappresentino?

Perseverante, curioso, intuitivo.

Le tue creazioni mirano a essere comprensibili a tutti?

Colloco i miei oggetti di design nell’art-design più che nel design, non ho come obiettivo primario la comprensibilità da parte del pubblico più vasto possibile. Alcuni miei oggetti di design, come le serie limitate in fusione artistica d’alluminio o la serie di appendiabiti che utilizza i sassi naturali, nascono nella consapevolezza che saranno apprezzati da un pubblico ristretto. In questo senso sono oggetti di design elitari perché probabilmente non rispondono al gusto comunemente diffuso. Per altri oggetti, come la serie legata allo sport, mi attendo una comprensibilità più ampia.

Alcuni dei tuoi complementi di arredo rimandano allo sport, passione personale o semplice spunto creativo?

Si tratta di semplice spunto creativo. In realtà questi oggetti di design erano nati pensando ai più piccoli ma hanno riscosso anche l’apprezzamento degli adulti perché probabilmente sollecitano contenuti già presenti nella penombra del nostro spazio psicologico. Mi piace l’idea di utilizzare gli oggetti con funzione completamente diversa rispetto a quella per i quali sono nati.

C’è una connessione tra quello che crei e la tua vita privata?

Nella mia vita privata cerco sempre di osservare la realtà, naturale o artificiale, per trarne ispirazione. Credo sia per me davvero impossibile distinguere le due.

A proposito di vita privata, possiamo sapere com’è casa sua? Come ha arredato il suo ambiente privato?

Sono presenti alcuni dei miei dipinti e dei miei lavori, in particolare pezzi unici, ma anche oggetti di design di recupero decontestualizzati. Il mio piano di lavoro è costituito dalla metà di un tavolo in legno, che proviene da una vecchia scuola di campagna, a forma di U aperta a V: ricorda la forma di un pianoforte a coda. Per l’illuminazione ho un orientamento radicale: pur apprezzando il design di elementi d’autore, preferisco evitare corpi illuminanti in vista, prediligendo sistemi di diffusione che ricordino la luce naturale. Poi, contraddicendomi, a fianco al divano ho la mia lampada a stelo “Paperina”, prodotta in soli due esemplari, a cui sono molto affezionato.

Parliamo di ecologia, Lei come si rapporta a questo aspetto?

Le mie esperienze iniziali avevano un orientamento bio-ecologico con oggetti di design realizzati in pochissimi esemplari con legno prevalentemente italiano di coltivazione, assemblaggio ad incastro e senza alcuna parte metallica. Gli oggetti di design erano poi rifiniti con ingredienti naturali come oli, cere e resine sciolti in olio essenziale di agrumi. Poi mi sono avvicinato a pietra, marmo, alluminio e acciaio. Sono consapevole delle problematiche ambientali legate alla produzione, ma tutti i miei oggetti di design sono realizzati accostando poche parti, tutte scomponibili che possono essere facilmente riciclate e recuperate.

Se pensa a un designer di riferimento pensa a …

Il design contemporaneo è sempre di più un’esperienza diffusa, ai limiti dell’autoproduzione e del pezzo unico. Il fenomeno dell’autoproduzione costituisce un valido strumento di autopromozione per i giovani designer. Il buon design contiene sempre qualche elemento di novità, offre sempre un punto di vista inedito sulla realtà. Le nuove tecnologie informatiche giocano a questo proposito un ruolo fondamentale perché permettono di generare delle forme che sfuggono non solo alle potenzialità delle tecniche tradizionali, ma anche alle possibilità di immaginazione. Quotidianamente ho l’occasione di vedere oggetti di design veramente eccezionali, opera di giovani autori di diversa provenienza e i nuovi strumenti di comunicazione consentono ad un numero sempre crescente di creativi di far conoscere il proprio lavoro.

La città da non perdere se si parla di architettura e interior design?

Per studiare o lavorare nel campo dell’interior design, immagino che in Italia le opportunità migliori siano offerte da Milano.

La manifestazione più interessante?

Dal mio punto di vista le manifestazioni più interessanti per un designer sono quelle legate all’arte. Una tra tante, la Biennale di Venezia.

Come pensi si ponga il mercato italiano nei confronti dei designer emergenti, come si fa a “diventare famosi”?

Ad un giovane che voglia affermarsi consiglierei di seguire una buona scuola orientata all’interior design, ma che offra esperienze culturali diffuse sfruttando tutte le opportunità offerte dalle nuove tecnologie di comunicazione. Bisogna coltivare i rapporti con la scuola, l’ambiente di formazione e i colleghi. E’ molto utile conoscere tutte le nuove tecnologie del disegno e della modellazione 3D perché offrono non solo scorciatoie produttive, ma anche punti di vista sulla realtà del tutto inediti. Sono attento a questo aspetto come docente di modellazione digitale presso la Scuola Mosaicisti dei Friuli di Spilimbergo.

Vuole raccontare qualcosa si suoi progetti futuri?

Il mio prossimo progetto è una serie di appendiabiti aerei e leggeri ispirati a temi naturali.

INFO: www.insilvis.it

FOTO: courtesy INSILVIS


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