Dialogo tra storia e paesaggio, tra forme contemporanee, soluzioni tecnologiche innovative e materiali tradizionali: è stata da pochi mesi inaugurata la nuova cantina Leonildo Pieropan, immersa nellâincantevole cornice delle colline del Soave Classico, a pochi passi dalle mura del castello medioevale.
La cantina, fortemente voluta dal nipote del fondatore, lâomonimo Leonildo Pieropan, e a lui intitolata, è un manufatto architettonico nato come strumento di lavoro e concepito su imprescindibili principi di innovazione e sostenibilità .
Il progetto poggia su unâidea forte: sollevare un lembo del pendio â oltre 60.000 mc – e nascondervi il grande volume necessario allo svolgimento dellâattività vitivinicola, aderendo alla volontà dellâazienda di armonizzare la realtà imprenditoriale rispettando lâambiente e il paesaggio circostante.
Progettata dallâarch. Moreno Zurlo di studio A.c.M.e di Verona e frutto di cinque anni di lavoro, la struttura, in gran parte interrata, presenta unâunica lunga e sinuosa facciata calcarea plurisfaccettata, affine alle affascinanti strutture lapidee naturali del territorio e contraddistinta da giochi chiaroscurali.
Lâandamento del fronte frastagliato in pietra calcarea sostituisce visivamente una balza del terreno preesistente, avvolge lo scarto altimetrico generato dal salto di quota tra la nuova copertura a verde â il lembo di terra sollevato â e la tendenza del declivio.
Lâaccurata selezione di materiali di provenienza locale ha previsto lâutilizzo, per la lunga e peculiare facciata, della Pietra di Vicenza estratta e lavorata da Grassi Pietre.
La pietra è stata scelta nella sua declinazione di Giallo Dorato â con finitura spazzolata e spessore 3 cm – tecnicamente costituita da grandi lastre retinate e pre-assemblate a due a due per la realizzazione di strutture tridimensionali a forma prismatica, come da progetto dellâArch. Zurlo che intendeva evocare una barriera corallina affiorante dal terreno. Le lastre di pietra, intercalate da grandi tagli verticali di vetro, sono state montate da Grassi Pietre con una soluzione a parete ventilata, ultimata anche grazie alla progettazione esecutiva di Progest che ha saputo con maestria âinvisibileâ? reggere i pesi e gestire la complessità del disegno. Una soluzione di sostenibilità energetica, quella della parete ventilata, avvalorata anche da altre scelte in ottica green come il recupero dellâacqua piovana, la regolazione naturale della temperature in ambiente ipogeo e lâutilizzo di materiali naturali a km 0.
Millequattrocento mq di rivestimento, duemilatrecento pezzi circa di pietra diversi, distribuiti in colonne sfaccettate, tagliati con macchine a controllo numerico dove non câè un pezzo uguale allâaltro, e dove ogni pezzo è customizzato anche sugli staffaggi di sicurezza, in modo che la lastra risulti âappesaâ? alla struttura in acciaio retrostante. Per ottimizzare il senso di continuità monolitica alla facciata, tutte le fughe e le giunture tra le pietre sono state sigillate con appositi mastici e siliconi, colorati in tinta pietra.
In questo progetto, la Pietra di Vicenza acquisisce il suo ruolo principale di rivestimento, ma riporta altresì il luogo della nuova cantina al suo stato âidealeâ? di natura. I coralli, le conchiglie, le alghe e i gusci degli organismi marini che popolavano i mari della Pianura Padana di quaranta milioni di anni fa, si ritrovano oggi, grazie alla Pietra di Vicenza, nel fronte della nuova cantina Leonildo Pieropan animandola di presenze. à la pietra che fa vivere la storia e non viceversa.
Per quanto riguarda gli interni della cantina, gli spazi sono stati razionalizzati in funzione del ciclo produttivo: i locali che necessitano di aero-illuminazione (appassimento, vinificazione, imbottigliamento, laboratorio, confezionamento, vendita) sono posti verso la facciata, quindi verso valle. Viceversa sono completamente ipogei i luoghi destinati allâaffinamento del vino. Inoltre, anche per gli ambienti interni sono stati scelti materiali naturali per una migliore qualità dellâaria e per ricreare unâesperienza di benessere.
Diverse altre le scelte per un minore impatto ambientale possibile. Sopra, il soffitto della cantina ipogea sostiene un terreno alto due metri, sul quale è stato piantato un vigneto sperimentale carrabile di Pinot Bianco che, non necessitando di alcun trattamento per le malattie fungine, rappresenta un esempio di viticultura più green, mentre il contenimento della zona esterna pavimentata ha permesso il re-impianto delle vigne sulla quasi totalità del lotto nellâottica di limitare al massimo lâimpatto ambientale delle aree esterne.
Credits:
Progetto: Arch. Moreno Zurlo â AcMe studio
Photo: Jürgen Eheim
www.grassipietre.it