Il sasso ha una vita lunga e intensa.
Già non si ricorda più la sua remotissima genesi, sotto l’influsso di forze primordiali che innalzavano i sedimenti del mare verso il cielo.
Poi il riposo senza tempo nel ventre silenzioso e buio della montagna.
Ma esisteva un vivido mondo esterno, dove l’acqua e il ghiaccio, il calore e il gelo modellavano e incidevano senza sosta i pendii e gli avvallamenti.
Fino a quando, goccia a goccia, raggio dopo raggio, questo mondo esterno raggiungeva l’esterno, liberandolo alla corsa strofinata lungo torrenti prima ripidi ed esuberanti, poi orizzontali e quieti, in infiniti rami verso il lontanissimo mare.
Sopra, l’azzurro del cielo, il buio della notte, i disegni cangianti delle nuvole, le imprevedibili riflessioni della luce.
Texture e colori raccontano questo lunghissimo percorso, come identità genetica di unicità irripetibili.
Il cono di fissaggio, finemente tornito in acciaio inossidabile, offre allo spazio la forma, densa di segni, colori e peculiarità epidermiche.